L’intero mondo della sanità in Italia sarà
chiamato a rispondere delle azioni messe
in atto in tempo di emergenza sulla base di
linee guida e norme concepite prima della
pandemia.
In questo senso è necessario iniziare a
ragionare in termini di sostenibilità. Con
questo scopo Federsanità ha promosso
nell’ambito del Forum Risk Management di
Arezzo, quest’anno “virtual event”, una tavola
rotonda per mettere al centro del dibattito,
avviato proprio all’inizio del mese di marzo,
il tema della responsabilità professionale
e datoriale che deve essere valutata sulla
base delle informazioni e delle indicazioni in
vigore al momento dell’azione. La risposta
all’epidemia, infatti, si è evoluta nel corso del
tempo perché sono cambiate le istruzioni
nazionali man mano che si accumulava
evidenza scientifica sul comportamento del
virus.
A loro volta, queste istruzioni modificavano la –
spesso stringente – procedura di accoglienza
e diagnosi, stabilendo chi e come dovesse
sottoporsi a specifici esami e trattamenti.
Il rischio, al momento, è che gli operatori
sanitari, nonché il personale amministrativo e
dirigenziale della sanità – ognuno per le sue
funzioni – verranno chiamati a rispondere
del loro operato sulla base di informazioni
che non erano disponibili nel momento in cui
l’azione avveniva.